Osservatorio sui reati in Internet


Osservatorio di Vittorio Manes e Francesco Mazzacuva

Lo sviluppo delle reti telematiche negli ultimi decenni non ha soltanto reso necessaria l’introduzione di specifiche fattispecie penali volte a reprimere nuovi fenomeni criminali realizzati attraverso lo strumento informatico (c.d. cybercrimes), ma ha anche favorito la manifestazione di reati “comuni” attraverso internet (si pensi, in particolare, agli esempi paradigmatici della diffamazione e della truffa online, nonché ad ipotesi più gravi quali atti persecutori, fatti di estorsione o fenomeni di riciclaggio realizzati per via telematica).

Tale evoluzione ha imposto anzitutto una ridefinizione di talune categorie sostanziali relative agli elementi costitutivi di taluni reati ovvero alle circostanze aggravanti (ad es. la possibilità di ricondurre le comunicazioni online alle nozioni di “mezzo di pubblicità” o di “mezzo della stampa” di cui all’art. 595, comma 3, c.p. ovvero a quella di “luogo pubblico” di cui all’art. 266 c.p.), nonché all’individuazione delle coordinate spazio-temporali del fatto laddove commesso mediante l’utilizzo di internet (si pensi ai problemi esegetici sorti in relazione al luogo ed al tempo di commissione dei reati di truffa e diffamazione online), peraltro con immediate ricadute processuali in tema di competenza territoriale.

Inoltre, la diffusione di tali fenomeni criminali ha richiesto un adeguamento delle tecniche di indagine e di acquisizione probatoria, non ancora compiutamente disciplinati dalla legge (dalle varie forme di accertamento informatico, all’acquisizione dell’indirizzo IP utilizzato da un utente fino alle più recenti frontiere rappresentate dal sequestro delle c.d. criptovalute).

L’obiettivo di questo osservatorio, pertanto, è quello di monitorare costantemente l’evoluzione della legislazione e della giurisprudenza – spesso tutt’altro che stabile – sulle varie questioni interpretative, qui soltanto accennate, che traggono origine dalla commissione di reati mediante internet.